Gli ambienti

Tutti i tartufi si sviluppano nel suolo. Di conseguenza si intuisce quanto siano importanti certe variazioni, anche piccole, dei parametri del terreno che possono decidere se una specie di tartufo si può sviluppare oppure no, e quindi quanto risulti importante proteggere i siti idonei. Ogni specie di tartufo ha delle precise esigenze in fatto di suolo.

C’è però un carattere comune a tutti i suoli adatti ai tartufi: la presenza di calcio in grandi quantità. Questo aspetto ci rimanda alla storia antica della nostra regione, alle sue origini più lontane. La grande quantità di calcio presente nei nostri suoli come carbonato ha origine marina.

A partire da circa 30 milioni di anni fa tutta la pianura piemontese, le Langhe, il Roero e buona parte del Monferrato erano occupati da un ampio braccio di mare denominato Bacino Terziario Piemontese.

Durante i milioni di anni sui fondali si andarono depositando in strati sabbia, argilla, limo e carbonato di calcio, costituito in gran parte da immense quantità di gusci planctonici e di altri microorganismi marini.

Poi la zona iniziò a sollevarsi in seguito alle spinte dovute ai movimenti profondi della crosta terrestre, che nel frattempo davano origine alla catena alpina.

Il mare quindi arretrò fino all’attuale costa adriatica e si innalzarono i complessi collinari di Langhe e Roero.

Oggi possiamo osservare le tracce di quell’antico mare nelle stratificazioni che si mostrano sui fianchi delle colline che talvolta ci regalano stupendi fossili di organismi che popolavano quelle acque.

I terreni che si originano su questi strati ne ereditano quindi il carbonato (calcare) e non solo sono perfetti per il tartufo, ma anche per la viticoltura, dimostrando che il carbonato è un elemento chiave del nostro terroir, essenziale per raggiungere quella qualità eccelsa che caratterizza le nostre produzioni enoiche.

Se si osservano infatti le aree vocate al tartufo si noterà come sempre si sovrappongano alle zone di produzione di grandi vini.

* IL TARTUFO BIANCO si dimostra il più esigente quanto a terreno. Oltre al calcio in grandi quantità, vuole anche terreno limoso, relativamente fertile, con una giusta quantità di argilla e sabbia.

Boschi radi e di invasione, ovvero ex coltivi invasi da noccioli selvatici, pioppi, querce con radure, che non abbiano però ancora raggiunto uno sviluppo tale da ricoprire tutta la superficie. Boschi anche piuttosto antichi ma non troppo fitti e con specie miste. Pioppeti coltivati o più o meno abbandonati. Alberate lungo le strade e giardini. Questi ultimi ambienti sono sovente delle ottime zone di produzione e verranno approfondite più avanti.

Ambiente del Tartufo Bianco

* IL TARTUFO NERO pregiato si dimostra adatto a zone molto diverse, pur mantenendo l’esigenza del calcio. Esso infatti è una specie un po’ più “mediterranea”, ama i versanti assolati delle colline e delle basse montagne, con terreni leggeri, poveri, ricchi di scheletro (ghiaia e ciottoli) oppure sabbiosi con quantità di argilla e limo limitate.

In alta langa lo troviamo sovente nei versanti assolati e terrazzati, su suolo sabbioso e molto povero.

Ambiente del Tartufo Nero

* LO SCORZONE ESTIVO invece è più versatile e si adatta a suoli più limosi e freschi come il bianco, come anche ai versanti più assolati e poveri come il nero pregiato. Sia il bianco che il nero dolce sono state definite specie pioniere.

Essi infatti non amano il bosco fitto e ombroso, ma si sviluppano bene in ambienti in evoluzione, legandosi ad alberi isolati nei prati abbandonati, oppure lungo i corsi d’acqua che naturalmente ogni tanto esondano e si modificano.

Ambiente dello Scorzone Estivo

* LO SCORZONE è invece una specie che può adattarsi bene al bosco maturo, quando le chiome si toccano e sul suolo inizia ad accumularsi humus, analogamente ai Porcini.

Si dimostra comunque la specie più tollerante in quanto possiamo trovarlo sia negli ambienti del bianco come in quelli del nero quando non siano troppo aridi.

Ambiente dello Scorzone